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Lo stemma civico di Supersano è
caratterizzato da uno sfondo viola, sul quale è raffigurato un folto
bosco.
Nella parte superiore sinistra dello stemma, vi è un grappolo d’uva, mentre in
quella destra vi sono due rami d’ulivo incrociati. Fino al 1971, lo stemma
civico era caratterizzato da una grande quercia, albero che cresceva rigoglioso
nel grande bosco del Belvedere. Le origini del centro sono antichissime, e
questa affermazione è avallata dalla presenza, sul territorio, di un megalite
preistorico: il menhir Coelimanna. Non essendoci documenti storici sulla nascita
del primo villaggio, sono state avanzate alcune, contrastanti, ipotesi. C’è chi
sostiene che il primo centro fu insediato da una colonia di greci. Secondo
un’altra tesi, invece, il villaggio nacque grazie all’arrivo di un gruppo di
pastori, che furono attratti su queste terre, dall’ottimo clima e dalla
rigogliosa vegetazione. Essi edificarono le proprie dimore e, col passare del
tempo, il centro si ingrandì progressivamente. Secondo questa ipotesi, dunque,
il toponimo deriverebbe dal latino “super sanum”, che indica, appunto, un
ambiente salubre. L’età feudale ebbe inizio con l’arrivo dei normanni, allorché
Re Tancredi D’Altavilla inglobò il centro alla Contea di Lecce. Successivamente
seguì le sorti del Principato di Taranto, sotto la signoria degli Orsini Del
Balzo. Nel corso dei secoli si succedettero svariati signori, tra cui i
D’Aragona ed i Carafa Del Traetto. Gli ultimi feudatari furono i Principi di
Tricase, i Gallone, che governarono fino al 1806, anno di soppressione del
regime feudale. Anche Supersano, come molti centri del Salento, subì gli
attacchi di popoli nemici, che seminarono morte e devastazione e, ogni volta,
grande fu la fatica per risollevarsi. Tra i personaggi importanti nativi del
paese, un particolare cenno va riservato a Michele Frascaro. Nacque nel 1837, e
divenne un insegnante di scuola elementare. Fu un importante punto di
riferimento per tutti i suoi alunni, scrisse numerose opere e morì all’età di
settantaquattro anni.
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