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Surano è un piccolo centro salentino, di conseguenza non vi
sono molti monumenti di interesse storico-artistico.
Il
centro storico è molto caratteristico, con le sue piccole vie e le belle "case a
corte". Di particolare interesse è il bel Palazzo Baronale, che fu edificato nel
XVI secolo, su di una preesistente fortezza. Inizialmente fu costruito per
difendere il villaggio dai violenti attacchi nemici. Gli edifici sacri sono solo
tre. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna Assunta, fu costruita nel ‘700, su
di una precedente struttura cinquecentesca. L’imponente facciata è arricchita da
un bel portale d’ingresso, e da due nicchie contenenti le statue di San Rocco e
della Vergine. All’interno si possono ammirare gli eleganti altari ed
interessanti tele. All’esterno del nucleo urbano, si erge la Cappella di San
Rocco, risalente al XVI secolo. Esternamente si presenta molto sobria, mentre
all’interno vi è un passaggio per raggiungere una bellissima Cripta Basiliana,
nella quale sono ancora visibili tracce flebili di antichi affreschi. La
Cappella della Madonna delle Grazie, invece, è ubicata accanto alla Chiesa
Madre, ed è di modeste dimensioni. L’interno è molto sobrio, e la struttura
viene utilizzata saltuariamente. I suranesi, oltre ad avere come protettrice la
Madonna Assunta, che si festeggia il 14 agosto, sono molto devoti ai Martiri di
Otranto.
Il soprannome degli abitanti di Surano è "ciucci", che
significa asini. La nomèa scaturisce da un improbabile
racconto popolare. Si narra che un contadino ed il suo asino, per tornare a casa
dalla campagna, passassero sempre nei pressi di una chiesa. Un giorno la bestia
si accorse che sul tetto della struttura, cresceva della folta erba, così
smanioso di mangiarla, ogni volta che passava di lì, cominciava ad agitarsi e a
ragliare. Lo stolto contadino decise, allora, di soddisfare l’asino. Legò la
povera bestia per collo, ad una lunga fune, salì sul tetto e cominciò a tirare.
Così, l’asino, che stava per morire soffocato, cominciò a contorcersi movendo
vistosamente il muso. Ma il contadino, pensando che stesse ridendo dalla gioia
di poter mangiare, finalmente, la tanto sospirata erba, continuò a tirare,
finché l’asino non morì.
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