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Lo stemma civico di Tuglie è
caratterizzato da uno sfondo blu sul quale è raffigurata una calandra e due
stelle
a cinque punte. Antichissime sono le origini del centro, come attesta la
presenza, sul territorio, di quattro megaliti risalenti all’età del bronzo.
Trattasi dei menhir di Monte Primo, dell’Incrocio, Scirocco, e delle Nove Croci.
Questi venivano impiantati nel terreno o nella roccia, dalle popolazioni
indigene, e venivano utilizzati, probabilmente, per adorare gli dei. I quattro
megaliti sono ubicati all’esterno del nucleo urbano, e non versano in buone
condizioni. Le origini del primo villaggio, sono avvolte nel mistero e, non
essendoci documenti storici a cui far riferimento, sono state avanzate solo
delle ipotesi. C’è chi sostiene che fu insediato da una colonia di greci, che
furono attirati sul territorio dal buon clima e dalla fertilità del terreno.
Secondo un’altra ipotesi, invece, il centro nacque in epoca romana, allorché un
gruppo di contadini vi costruì le proprie dimore. Secondo questa tesi, dunque,
il toponimo dovrebbe derivare dal termine latino “tulli” che, per i romani,
indicava la gente di
basso ceto. Molto probabilmente, però, il nome del paese deriva dalle tuie,
degli alberi che, anticamente, crescevano in abbondanza sul territorio. L’età
feudale, nel Salento, ebbe inizio con l’arrivo dei normanni, ma per quanto
riguarda Tuglie, notizie certe si hanno solo a partire dal 1270, periodo in cui
il centro appartenne ad Alberigo Di Montedragone. Successivamente, il feudo fu
acquistato da Gervaso De Matino, ma nel 1480, fu completamente raso al suolo dai
turchi, e rimase deserto fino alla metà del XVI secolo. Con l’arrivo del nuovo
feudatario, Filippo Guarini, il centro si ripopolò e, col passare del tempo, si
ingrandì notevolmente. Gli ultimi feudatari furono i duchi Venturi, che
governarono fino al 1806, anno in cui fu soppresso il regime feudale. Tra i
personaggi importanti nativi di Tuglie, un particolare cenno va riservato a
Giuseppe Mastore. Nacque nel 1903 e, seguendo la sua passione per la natura e
l’aria aperta, divenne un agricoltore. Si distinse per aver scritto numerosi
versi di satira, il cui scopo era quello di colpire il mondo della politica ed i
suoi rappresentanti. Morì all’età di settant’otto anni.
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