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Lo stemma civico di Sternatia è caratterizzato da un drago,
mentre il nome del paese ha subito varie
trasformazioni
nell’arco dei secoli: nel 1500 fu “Stornatea”, nel 1600 “Starnatio”, nel 1620 fu
modificato con “Sternaeta”.”Stenatia”viene denominata nel 1635, “Sternaia” nel
1651, “Stornata” nel 1714 e “Sternatea” nel 1738. Il Jacob la definisce
“Sternathia”, il Rohlfs invece “Starnaitta”, finché nel 1300 il nome attuale del
paese compare in un codice greco. C’è chi ritiene che Sternatia derivi dal greco
e stia a significare “percussione del petto”, inteso come gesto compiuto in un
momento di dolore per la perdita dei propri cari. Ci sono, comunque, altre
ipotesi sulla derivazione del nome del paese; si pensa che il nome stia a
significare anche “terreno dissodato” o “vigneto”. Le origini di Sternatia
risalgono alla colonizzazione greca; in effetti, i greci hanno avuto una forte
influenza sul centro, in quanto il rito greco si protrasse sino al 1661, tanto
che ancora oggi nel paese si parla il griko (dialetto greco). Sternatia fu
casale sia sotto la dominazione normanna (anno 1100), che sotto quella sveva
(anno 1256). Nel 1192 Re Tancredi cedette il casale a Berlinghero Chiaromonte;
quest’ultimo governò così abilmente che intorno al 1278 Galatina fu inglobata
nel casale di Sternatia. Nel 1334 furono costruite le mura intorno al centro
abitato, notizia che si evince da un documento del 1500. La famiglia
Orsini Del Balzo governò dal 1398 al 1463. Nel 1593 Girolamo Personé acquistò il
feudo per 33.000 ducati e lo vendette nel 1598 ai baroni Cicala per 40.000
ducati. In seguito i marchesi Granafei, originari dell’Albania, acquistarono
Sternatia nel 1733. Infine si alternarono le famiglie D’Aragona, Angiò e i
viceré di Spagna che regnarono fino al 1806, anno in cui fu soppressa la
feudalità. Tra i personaggi importanti nativi di Sternatia ricordiamo: Cesare De
Santis, Orazio Specchia e Marino Paglia. Quest’ultimo nacque nel 1781, di umili
origini divenne sacerdote nel 1805 dopo essersi laureato in teologia; dopo
alcuni anni divenne vescovo di Salerno, città in cui morì nel 1858.
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